Più che solare, il pensiero di Giuli è lunatico
Dietro alle parolone intelligenti del nuovo ministro della cultura si nasconde un perfetto esempio di stupidità. Sarà possibile utilizzarla come potente mezzo di marketing culturale o di personal branding?
La scelta di nominare Francesco Spano come Capo di Gabinetto del ministero della Cultura, anche a seguito degli scandali che lo vedono coinvolto, è stata ispirata dal pensiero solare?
Quando l’inviato de “Le Iene”, Filippo Roma, ha posto questa domanda provocatoria al nuovo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, la risposta non è stata da meno: ironica, tagliente e un po’ saccente, oramai l’attitude abituale del Ministro.
“Il pensiero solare è una citazione di Albert Camus che hanno colto tutti i giornali il giorno dopo, compresi quelli tedeschi. Il pensiero solare è una cosa bella, è l’uomo in rivolta di Albert Camus. […] Anche voi dovreste farvi ispirare dal pensiero solare.”
Queste parole possono risultare “morbide”, come direbbe Crozza, ma bisogna immaginarle ancora più morbide, come se a dirle fosse un uomo sulla cinquantina sotto effetto di funghetti allucinogeni che parla di politica con i suoi amici, anche loro sotto sostanza: ognuno dice la sua, senza che però nessuno ci capisca realmente qualcosa.
Infatti, Giuli, ha un modo di parlare tutto suo il quale sembra essere più un esercizio di stile che un mezzo utile allo scambio di idee. L’eloquio è distinto dal continuo susseguirsi di paroloni sfarzosi e citazioni ricercate che, per capirci qualcosa, servirebbe una parafrasi.
C’è un’aria di superiorità intellettuale nelle sue parole che rende l’intero discorso proibitivo nei confronti dei suoi interlocutori. L’effetto che ne ottiene è duplice e contrastante: in primo luogo, dà un’immagine della cultura elitaria e inaccessibile al ceto medio della popolazione; in secondo luogo, rende concetti complessi e poco conosciuti, come il “pensiero solare”, un meme popolare.
Giuli fabbrica questi discorsi perché sente l’irrefrenabile bisogno di dimostrare di saperne più di tutti e fare quindi la figura dell’intellettuale sapientone. Ma non si accorge che più che intelligente risulta stupido: infatti le sue cantilene incomprensibili finiscono per stupire il pubblico che si sente denigrato e intontito.
Dunque, creato per fare la figura dell'intelligentone il discorso è in realtà un chiaro esempio di stupidità. C’è però da dire che la stupidità, come continuiamo a ribadire qui su Stupidologia, è la tecnica di marketing più in voga del XXI secolo. In fondo ha riportato in auge il concetto di “pensiero solare” riuscendo a stuzzicare la curiosità degli italiani.
Chissà, forse tra tutta questa nebbia riusciremo ad intravedere un raggio di luce.