Matteo Salvini ed il Metodo Stanislavskij

Un aneddoto su come Matteo Salvini, con le due tecniche di recitazione, è finito per essere processato rischiando 6 anni di carcere. Tutto per una stupidaggine...

Matteo Salvini ed il Metodo Stanislavskij
Ritratto del condottiero Matteo Salvini in sella a un cavallo (2024, Stupidologia®)

Questa piccolo aneddoto ha inizio con una lite tra una barca un po’ birichina e un signore un po’ paffutello.

Infatti, questo signore col sorriso caritatevole e l’aria da sognatore si chiama Matteo Salvini ed è conosciuto dagli italiani come un abile intrattenitore. La sua abilità nonché bontà d’animo l’ha portato ad essere scelto come attore in diversi ruoli: Presidente del Consiglio, Vicepresidente del Consiglio, Ministro dell’Interno e ultimamente anche Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Nonostante i numerosi ruoli di prestigio ricoperti, il suo passatempo preferito rimane quello di vestirsi da Cosplayer; è solito essere avvistato mentre si aggira per le strade vestito da Re Magio, Pompiere o Poliziotto - il debole della divisa colpisce ancora. Insomma, Matteo è una persona che ha a cuore il pubblico e non smette mai di sacrificare la sua dignità pur di intrattenerlo.

Salvini utilizza una tecnica di recitazione conosciuta come Metodo Stanislavskij che consiste nell’immersione totale nel personaggio da interpretare, vivendone le verità emotive e psicologiche con più autenticità possibile in modo da far risultare la recita naturale e convincente. Ecco, il problema di Matteo Salvini, che ricordiamo essere un professionista, è che si immedesima così tanto nel personaggio che a volte si dimentica di stare recitando. Quindi il suo problema, in un certo senso, è la sua stessa professionalità.

Ma è doveroso ricordare che è solo il palcoscenico a separare gli attori dal pubblico e, quando la recita influisce sulla vita altrui, allora non si tratta più di finzione. Questa linea è talmente invisibile che Matteo l’ha superata diverse volte interferendo con l’ordine pubblico e con la vita di alcuni ignari spettatori.

Un caso in particolare sta costando caro al nostro protagonista: per continuare a interpretare il suo ruolo da Ministro dell’Interno e salvatore della patria, nell’agosto del 2019 Matteo Salvini ha impedito per 19 giorni lo sbarco ad una nave di un ONG spagnola con a bordo 164 immigranti.

Il Pubblico Ministero, per questa battuta fuori dal copione, vuole condannarlo a sei anni di carcere. Ma Matteo, che è una persona onesta, ha già ammesso le sue colpe pubblicato un video sui social media in cui si dichiara umilmente “colpevole di aver difeso l’Italia”. Affermando inoltre che rischia di finire in prigione solo perché “in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato”.

Un attore potrà mai finire in carcere per il ruolo che interpreta? Per una finzione? Per gioco? È come Alec Baldwin che pensa di avere per le mani un giocattolo ma che per sbaglio uccide un’altra persona sul set, solo che in questo caso il giocattolo è la politica italiana ed europea - masticato, lanciato e per finire rotto da diversi attori-bambini capricciosi che se lo contendevano.

Difendere i confini della dignità umana

Salvini, da bravo cosplayer, voleva solo rispettare il copione difendendo i confini dell’Italia con il suo giocattolo un po’ usurato. In fondo è questo che si fa nella recita del potere: si difendono i confini con i giocattoli che si hanno a disposizione, armi fittizie. E lui ha utilizzato le armi a sua disposizione senza capire che il colpo che sparava era vero; ormai per lui era impossibile distinguerlo dalla finzione - ricordiamoci del Metodo Stanislavskij portato all’estremo.

Eppure nella realtà la difesa dei confini ha sempre portato a guerre e disgrazie. Tanto che si comincia col difenderli e si finisce spesso, per bramosia o capriccio, col voler attaccare quelli altrui per conquistarne i territori. Per fortuna queste guerre al giorno d’oggi si sono fatte molto più silenziose grazie a Zio Sam che ha capito che prima del territorio bisogna conquistare la mente. La psiche viene sempre prima del soma. Difatti l’America ha iniziato la sua invasione dei confini italiani lo scorso secolo tramite i film, la musica, i McDonald’s, gli iPhone, i computer e molto altro. Se è vera la massima cartesiana del “penso dunque sono”, siamo dunque tutti italo-americani dato che il pensiero imposto è il loro. Ha dunque poco senso parlare di “difesa dei confini territoriali” nel nostro caso, ma come messinscena può creare una trama intrigante per il pubblico italiano.

Sarebbe stato tutto perfetto, da standing ovation, se solo non fosse stato commesso questo errore dal nostro attore: per difendere i confini dell’Italia da un’imminente minaccia (i futuri braccianti sottopagati che raccoglieranno la frutta e gli ortaggi dei benestanti), Matteo Salvini è finito per attaccare un altro confine: quello della dignità umana.

Ed è un attimo che si finisce senza dignità per una stupidaggine.