Il mito del Canepardo: l'apoteosi della stupidità

Se nell'antichità il Minotauro incarnava la dualità umana e il Grifone rappresentava l'unione tra forza e saggezza, il 2024 ci regala una nuova creatura mitologica: il Canepardo, simbolo della stupidità umana.

Il mito del Canepardo: l'apoteosi della stupidità

In Russia, terra di freddi inverni e misteriosi incantesimi, i cuori di un leopardo delle nevi e di un pitbull femmina si sono riscaldati in una notte di effusioni che li ha coinvolti anima e corpo. Per volere divino il meglio dei due animali si è mescolato: la fierezza del leopardo, con il suo stupendo manto setoso a chiazze, si è unita alla lealtà e alla vivacità del pitbull. Così è nata una creatura unica nel suo genere, il Canepardo.

Gli abitanti del luogo, alla scoperta della strana bestia, non sapevano di trovarsi di fronte a una creatura destinata a essere ricordata nei canti. Avidi di guadagno, vedendone il possente manto chiazzato, i muscoli scattanti e gli occhi feroci, intuirono il potenziale di vendita di una rarità del genere.

E così il Canepardo rimase imprigionato, finché un giovane italiano non udì la storia di questa creatura prodigiosa. Fu subito amore. Mosso da una missione divina, non si fece scoraggiare dalla sua condizione economica e pagò la somma richiesta di tredicimila euro: diecimila per l’animale stesso e tremila per l’esportazione.

Con il cuore colmo di meraviglia, il nostro giovane eroe riuscì a portare quest’unico esemplare nel nostro Paese, dove ne fece una star. Perché a differenza dei suoi predecessori mitologici, il Canepardo non abita in grotte o labirinti, ma vive nei feed dei social network nutrendosi di like, commenti e condivisioni.

Ma dietro ogni grande mito si cela spesso una verità più prosaica. Come nell’antichità, anche questa incredibile storia è stata ideata da un grande pensatore: Luca Scazzi è un barbiere non regolamentato che un bel giorno vide un leopardo in TV e decise quindi di dipingere il suo cane ricreandone il manto.

Quando i passanti, inevitabilmente attratti dall'insolito aspetto dell'animale chiedono il suo nome, Scazzi risponde con studiata nonchalance: "Nonsichiama". Un gioco di parole che diventa parte integrante della leggenda. Alla domanda sulla razza, segue il solito racconto detto con così tanta convinzione da far dubitare anche i più scettici.

Fin qui si tratta ancora di una storiella, una diceria e non certo di un mito. Ma con furbizia Luca Scazzi ha iniziato a filmare queste reazioni e postarle su TikTok, dov’è più facile che la stupidità venga premiata con la viralità. Contenuto dopo contenuto, l’animale ha stupito un po’ tutti lasciando il dubbio: ma sarà vero?

Così il Canepardo è divenuto il fenomeno sociale che è ora, arrivando persino ad essere invitato a più riprese da Cruciani a La Zanzara e influenzando mode e costumi - come per esempio Tatteo, il nano terrone che si è trasformato in un nanopardo. Insomma, un mito che caratterizza alla perfezione la nostra epoca: una creatura fittizia in grado di stupire e rendere tonti milioni di italiani.